sabato 24 settembre 2016

Occasioni sprecate

(...la sintesi del post precedente è che ognuno si incarta come crede. Io tiro dritto. Ora passiamo ad altro: cose che sicuramente voi sapere, e che mi vengono segnalate da un amico e lettore - e anche studente attempato pro tempore. Ho fatto un copia e incolla a futura memoria, anche se non tutto mi convince - ad esempio, De Benedetti...)

Caro Alberto
 


Inizio sunto (Ndc: l'editore mi scuserà se gli faccio un po' di pubblicità):

Agli inizi degli anni sessanta, l’Italia vantava alcuni poli di eccellenza scientifico-tecnologici che il mondo le invidiava in quattro settori strategici: informatico, petrolifero, nucleare, medico. Oggi, in pieno terzo millennio, è il fanalino di coda tra i paesi più sviluppati proprio per scarsità d’innovazione e ricerca. Perché? Un libro inchiesta ricostruisce per la prima volta la storia di quattro casi emblematici del modello di sviluppo avviato e smantellato in quegli anni a tempo di record, evidenziando il filo rosso che li lega e che spiega perché ciascuna di quelle esperienze è fallita. Il caso Olivetti, il caso Mattei, il caso Ippolito e il caso Marotta, vale a dire nascita e morte della rivoluzione informatica che ha portato alla progettazione del primo pc e dei primi microprocessori del mondo; inizio e fine dell’autonomia energetica del paese, oltre che della competizione col monopolio angloamericano del petrolio; soppressione del Cnen, che ci aveva portato al terzo posto per produzione di energia elettrica di origine nucleare; decapitazione dell’Istituto superiore di sanità, che fece dell’Italia uno dei primi tre produttori di penicillina grazie anche all’invenzione del microscopio elettronico. Quattro incubatrici di un modello di sviluppo economico e sociale basato sulla ricerca scientifica, gettate alle ortiche tra le faide politiche interne e le pressioni e i sabotaggi internazionali in piena guerra fredda. Attraverso la cronaca, la stampa, la letteratura, e una serie di interviste a testimoni diretti e a esperti, il libro offre un angolo visuale tutto nuovo da cui guardare alle radici del declino attuale.

Fine sunto.


Ti segnalo anche un altro libro, che restringe l’attenzione su due dei quattro campi sopra indicati, e che tratta anche di Mani Pulite:


Inizio sunto

Enrico Mattei e Adriano Olivetti davano fastidio agli Stati Uniti. Andavano fermati. Il primo insidiava il monopolio delle "Sette sorelle" sul petrolio. Il secondo non solo proponeva un nuovo modello sociale - immaginando un'impresa che facesse proprie le istanze del bene comune - ma aveva portato l'azienda di Ivrea ad essere protagonista nelle ricerche sui calcolatori. L'eredità di Mattei e Olivetti è stata gettata alle ortiche e dissipata nella lunga sbornia liberista che ha attraversato il Paese. Dal 1991 al 2001 sulla Penisola si scaraventa una valanga di privatizzazioni (banche e imprese). E non può non saltare agli occhi la "coincidenza" temporale di questa svendita con la stagione di Mani Pulite, un'operazione politico-giudiziaria, sostengono gli autori in questo saggio, "certamente incoraggiata dagli Usa", e che tolse di mezzo gli imprenditori e i politici che avevano contribuito al rafforzamento dell'economia italiana. Con la liquidazione dell'ENI e dell'IRI si riportava l'Italia alle condizioni del dopoguerra: quelle di un Paese minore nel contesto internazionale. Amoroso e Perrone si mettono sulle tracce dei liquidatori dell'interesse nazionale, senza nostalgie per il passato ma mossi da un bisogno di verità e chiarezza sulle ragioni del declino italiano.

Fine del sunto (Ndc: su Olivetti ho idee un po' diverse, maturate dalla lettura di alcuni contributi che mi ha segnalato Bertani, ma passons...).

Aggiungo che, non troppo tempo dopo la morte di Adriano Olivetti, avvenuta in treno, e` morto, in un incidente stradale, l’ingegner Mario Tchou, che era la principale mente direttiva delle attivita` di ricerca in campo informatico della Olivetti, che allora era avanzatissima (la Hewlett Packard copio` delle idee della Olivetti edovette pagare una multa).

De Benedetti ha affermato, in una intervista, che all’epoca della scomparsa di Adriano Olivetti e Mario Tchou, i restanti quadri nella Olivetti erano convinti che quelle morti fossero state provocate dai servizi segreti statunitensi (un infarto puo` essere indotto per via farmacologica).

Infine, ti segnalo un libro di Antonio Venier dal titolo “Il disastro di una nazione. Saccheggio dell’Italia e globalizzazione”, presentazione di Bettino Craxi, pp. 160, Padova, Edizioni di Ar, 2000.

Eccone la recensione, scritta da Salvatore Verde

Inizio recensione:

In totale dissenso dalla vulgata propagandistica di "Mani pulite", questo libro espone un’analisi non convenzionale degli avvenimenti italiani succedutisi nell’arco di tempo 1992-1998. Il silenzio dei grandi economisti di questo paese -non solo di quelli che fanno la spola fra la cattedra e gli incarichi politici, ma anche di quelli che si dicono professori ‘puri’, cioè privi di ambizioni politiche e di aspirazioni alle consulenze del settore pubblico- su un tema di fondamentale importanza qual è quello della eliminazione del settore pubblico (e di buona parte di quello privato) dall’‘ancoraggio’ nazionale (ossia dal mantenimento di buona parte dell’economia italiana in mano italiana), sarebbe sorprendente se il veleno liberista, che tanto colpisce oggi la classe politica e quella imprenditoriale, non fosse asceso all’empireo del dogma pseudoscientifico. Quell’empireo, che vanamente i vari Adam Smith e David Ricardo cercarono di scalare nel XVIII secolo, allo scopo di permettere all’industria inglese di dominare il mondo e di impedire l’industrializzazione tanto dell’Europa continentale quanto dei neonati Stati Uniti d’America. Creatosi, con il crollo dell’Unione Sovietica, il clima adatto, sulle basi gettate dalla ’scuola’ monetarista di Milton Friedman e da tutti i ragionieri-’economisti’ allevati nelle varie banche centrali di emissione, BRI, Banca Mondiale, oltre che nel FMI e nel GATT (1), era inevitabile che la classe politica si arrendesse a discrezione, se questo era (e lo era) il prezzo da pagare. Un prezzo che essa ha puntualmente pagato, o meglio, che ha pagato il popolo che bovinamente le aveva - e le ha - affidato il proprio avvenire.
Si è tanto parlato, a proposito dell’industria di Stato, di “carrozzoni” di cui l’IRI rappresentava l’esempio maggiore.
Nessuno discute la necessità di risanare quel pozzo senza fondo, in cui si scorgeva una gestione catastrofica sopra tutto di Finsider e Finmare. Ma una cosa è il risanamento, ben altra cosa, invece, è la liquidazione. Era possibile risanare?
Riguardo all’Italsider, se si tiene conto che i deficit erano causati sopra tutto da gravosissimi oneri bancari, da approvvigionamenti a prezzi eccessivi e dalla pletora di mano d’opera, la risposta deve essere affermativa: certo, era possibile risanare. Per azzerare gli oneri bancari, sarebbe stato sufficiente fornire alla gestione i mezzi necessari al normale funzionamento, a interesse zero. Eventualmente -come già si usava praticare nei confronti degli Enti Locali- tramite la Cassa Depositi e Prestiti, dato che la grande liquidità (proveniente dal risparmio postale) di quest’ultima lo avrebbe facilmente consentito. Per ridurre fino al 50% gli oneri del personale, sarebbe bastato attrezzare con le ultime applicazioni tecnologiche gli impianti e la movimentazione, nonché eliminare le assunzioni clientelari e le assurde remore interne imposte da sindacati ebbri di demagogia. Per approvvigionarsi a prezzi di mercato, sarebbe stato opportuno operare mediante aste trasparenti, anziché agire sulla base di tangenti. Inoltre si sarebbe dovuto, da una parte, puntare maggiormente sui nuovi processi di produzione e sugli acciai speciali; dall’altra, diversificare ulteriormente le fonti, acquistando magari le migliori ‘maniere’ estere. (Giappone docet). Anche per quel che riguarda il gruppo Finmare la risposta non può che essere affermativa. Per riportare ordine nei suoi conti sarebbe bastato -in difetto di idee originali- copiare il “know how” e la tecnologia giapponesi -e/o quelli della cantieristica norvegese- tanto in materia di organizzazione del lavoro quanto in fatto di flessibilità di rotte, di gestione dei container, di riduzione dei tempi morti di permanenza nei porti o in navigazione; si sarebbe inoltre potuto curare una migliore dinamica nell’acquisizione degli ordinativi e nello sfruttamento dei volumi di carico. Tutto ciò, senza dimostrare alcuna sudditanza nei riguardi di committenti eccellenti o di clienti politicamente protetti. In entrambi i casi (Finsider e Finmare), una immediata  essa in disponibilità dei fondi di dotazione avrebbe fatto risparmiare -con o senza il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti- migliaia di miliardi di interessi passivi.  Il medesimo discorso vale, mutatis mutandis, per le altre imprese del Gruppo IRI. A quel punto, ovvero a risanamento ottenuto, si sarebbe anche potuto vendere -però, a imprese o a consorzi italiani (o a maggioranza nazionale), con notevoli ricavi per l’Erario e, quindi, per il contribuente, mantenendo così in Italia la “cabina di pilotaggio”. Ma tant’è... Attraverso Mario Sarcinelli (2), Bankitalia aveva evidentemente già promesso (3) agli uomini della Finanza internazionale la svendita del patrimonio degli Enti di Stato -quindi....bisognava ottemperare!
Nel suo saggio, il Venier sintetizza alcuni aspetti del disastro dell’industria italiana, rivelando nella propria agile ricognizione una lucidità e una acutezza che di rado si riscontrano pure nelle rare analisi anticonformistiche di questo tema. Di ciò, tutti gli italiani -o meglio tutti gli italiani che, pensando, rimangono pensosi di fronte alla sorte di questa Nazione- debbono essergli grati.  La materia, in realtà, meriterebbe un’analisi più vasta e articolata, attraverso uno studio complessivo, munito di tabelle a confronto e -elemento, questo, non meno importante- integrato da un ‘libro bianco’ (o ‘nero’?), redatto dai principali protagonisti della galassia IRI. Un ‘libro bianco’scritto sopra tutto da coloro che, fra questi ultimi, non furono pedissequi esecutori di ordini politici e di ‘ukase’ della Finanza.
Certo, sarà vano attendersi un testo siffatto da uomini come Romano Prodi che, dopo aver rappresentato in Italia gli interessi della “Goldman & Sachs”, venne nominato presidente dello stesso
IRI: con quei risultati -a suo dire- “straordinari”, che tuttavia non impedirono la liquidazione del Gruppo a condizioni catastrofiche non solo per l’erario ma anche per l’indipendenza industriale e navale nazionale, per le maestranze, e per una miriade di professionalità irrecuperabili. Possa quindi questo saggio di Antonio Venier essere il primo di una più ampia letteratura specializzata. E siano resi al medesimo autore la simpatia e l’omaggio che meritano i pionieri della ricerca, in campi dove chi si avventura deve combattere non solo contro i muri di  gomma ma, sopra tutto, contro l’ostilità ostinata di chi sapendo non osa parlare.

Fine recensione

Ho capito, grazie a te che, sapendo, osi parlare, che la moneta unica e` un altro strumento dello stesso gioco. Grazie.

A presto.


(...a beneficio dei cretini, che essendo la maggioranza in democrazia regnano, ricordo che uso il font Courier New quando riporto brani altrui...)

75 commenti:

  1. Potrei regalare tutti e tre i titoli al mio babbo. Lavora al Nuovo Pignone di Firenze dal 1979 e ha assistito alla privatizzazione dell'azienda, che nel 1954 era stata salvata dall'Eni di Mattei su insistenza di La Pira, nel 1992. Fu venduta alla General Electric. Un anno fa il gruppo ha lanciato un piano di prepensionamento (per ridurre i costi, ovvio!) per un centinaio di quadri. Tra i quali, ovviamente, rientra anche mio padre. (Che tra l'altro, purtroppo, ha le idee confuse: ha sempre avuto una grande opinione di Mattei ma anche – per ragioni a me francamente incomprensibili – di Romano Prodi).

    Ps. Interessante notare come il presidente del Nuovo Pignone al tempo della privatizzazione, Franco Ciatti, fu arrestato durante le inchieste relative a Tangentopoli.

    RispondiElimina
  2. Per capire fino in fondo in che conto si sia tenuto, nella storia del nostro Paese, l' importanza di alcuni settori strategici per l'interesse nazionale bisogna ricordare l'esito dello scontro ( definirlo confronto sarebbe un eufemismo ), tutto ideologico a mio parere, tra Federico Enriques da una parte e Croce e Gentile dall' altra, nei primi decenni del secolo scorso.

    RispondiElimina
  3. ..ma avendo sovranita' monetaria era cosi' indispensabile il risanamento di Fincantieri e Finmare?

    RispondiElimina
  4. Sul tema sarebbe interessante sentire il prof. Giovanni Galloni: la bestia nera di Kohl.

    RispondiElimina
  5. Il contributo è interessante, ma direi che (almeno tra di noi) risulta da tempo abbastanza chiaro che lo smantellamento del tessuto industriale sia servito per compiacere più di una potenza straniera. Il vero problema è che se provi a fare la stessa cosa in un altro Paese non dico che non ci riesci, ma almeno trovi una forte resistenza, cosa che in Italia non c'è MAI stata; perché? La risposta è semplice: autorazzismo. Il legame tra deindustrializzazione forzata (dall'estero) e autorazzismo si palesa per me, in modo evidente, con la vicenda della mancata candidatura alle olimpiadi; al di là del merito, la discussione non è stata sulla sostenibilità di un tale modello di sviluppo, ma sul dubbio che un popolo di lazzaroni corrotti sia in grado di organizzare un evento simile al livello dei paesi "europei" (ma perché, l'Italia che sarebbe?). Poi leggi queste dichiarazioni di Cantone, e ti chiedi: ma che reazione può aspettarsi se ogni giorno, a reti unificate, politici e giornalisti non fanno altro che parlare di "corruzzzione, sprechi, eh ma la Germania, la Svezia ecc"? Tutto questo alimenta una "mentalità da colonizzato" che non solo abbassa (o elimina del tutto) qualsiasi forma di resistenza ad aggressioni esterne, ma porta molti ad agire in favore di quest'ultime, nella speranza di ottenere in cambio un "biscottino" di ringraziamento. Non è un caso peraltro che la retorica anti-italiana sia stata da sempre cavallo di battaglia di quei paesi che hanno banchettato (e banchettano tutt'ora) allegramente sulle nostre ricchezze. Depredare un Paese che ha una pessima considerazione di se stesso è come rubare le caramelle ad un bambino.

    RispondiElimina
  6. Vado a memoria: Giulio Natta, da Imperia. Premio Nobel 1963 per la chimica. Inventore/scopritore del Moplen (polipropilene isotattico). Detentore del brevetto: Montecatini (poi Montesidon.
    Fermandomi a Wikipedia (prof non me ne voglia):
    "dopo complesse vicende societarie il controllo è passato alla Basell, formata da BASF e Shell".
    A occhio e croce 75% delle tubazioni non metalliche delle case "occidentali" e la stragrande maggioranza dei catini, bidoni, fiammanghille, vassoi, ecc. ecc. in quella che comunemente chiamiamo "plastica" sono di propilene isotattico.
    E mo' e mo'?
    Moplen

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @Maurizio Moretti
      Volevo dire la stessa cosa, Maurizio. Anche sollecitato dal ricordo dell'evocazione del Moplen fatta da Giorgio Meletti, prima di invocare l'arrivo della Troika tra di noi

      Elimina
  7. Risposte
    1. A fare riunioni ed importanti conferenze a Villa Bengodi a Talamone, of course! (chi cerca, trova...)
      Chi pagava?????? Voi, noi, tutti. Quasi tutti. Loro no.

      Elimina
  8. La storia italiana è sicuramente andata nel modo descritto dal post; fin da quando ero giovane ricordo alcuni vecchi che dicevano che il mondo è in mano alle multinazionali, alla finanza,poi negli anni 70-80 c'era Rino Gaetano che cantava "nun te regghe più", insomma si sapeva o meglio la gente, pur non avendo gli strumenti culturali, sapeva come andava il mondo per esperienza, e comunque votata per necessità , opportunismo, e che altro poteva fare; oggi provate ad alzare la testa, provate nel senso di chi ha gli strumenti culturali necessari, scavate nel fango , e prima vi bloccheranno internet, poi vi arriverà un avviso di garanzia e, se non basta, vi faranno fare la fine di Rosa Luxemburg.
    Loro sono pochi, forti e uniti, mentre noi siamo tanti ma troppo coglioni per unirci, infatti all'orizzonte non c'è un movimento politico in grado di contrastarli nemmeno dopo 8 anni di recessione.
    Io penso che ormai si sia innescato il famoso meccanismo psicologico, il virus capitalistico, del tutti meno uno: c'è la crisi e tutti ne risentiranno meno uno, io, perchè? perchè sono il migliore.

    RispondiElimina
  9. E così ho dovuto recuperare la tesi di laurea del '75 '76, sul sistema di produzione dell' energia elettrica per rinfrescare la mia memoria e guardare alle occasioni sprecate in questo importante comparto, sia in termini di ricerca, che in termini di costi per il Paese, oltre che, credo, come livelli occupazionali in settori avanzati, come quello dei reattori, delle turbomacchine e dell' indotto; un vero peccato.
    Feci la tesi con l' Ing. Carmelo Caputo alla Sapienza, e con un team di ingegneri dell' Enel di Roma e con un bravissimo tecnico, che ancora ricordo, che era alla centrale nucleare di Latina.
    Ricordo che il livello della ricerca tecnico economica nel settore nucleare, ci poneva allo stesso livello di USA, UK e Francia, e molti articoli scientifici erano su tutte le maggiori riviste internazionali. Vorrei qui ricordare il prof. Arnaldo Maria Angelini che era un fervente sostenitore, negli anni '60, oltre ovviamente Felice Ippolito, della fonte nucleare, che era prevista disponibile in potenza al 43% nel 1990 alla punta invernale. dai dati del '68, risultavano in funzione 25 centrali in UK, 7 centrali in USA, 4 in Francia e 3 in Germania e Italia. I programmi che prevedevano il raddoppio delle centrali entro il 1980 in Italia, si sono fermati mentre nel resto del mondo, sono proseguiti come da programmi.
    Dato che la base del diagramma piramidale, ore di funzionamento sulle ascisse e costo dell' energia sulle ordinate, prevedeva che gli impianti nucleari (a più basso costo dell' energia) andassero a coprire la base del diagramma insieme agli impianti da fonte idraulica, e man mano fino alla punta del diagramma, c' era l' utilizzo degli impianti termici convenzionali, turbogas e diesel, a coprire le richieste di punta. La mancata prosecuzione del programma nucleare, e non voglio entrare in altre questioni che non mi interessano, ha ovviamente condotto nel tempo, il nostro Paese, ad avere uno dei costi più alti del KWh, anche se la Intensità Energetica del sistema Italia è una delle migliori al mondo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho sempre avuto la sensazione che il dibattito sul nucleare abbia lo stesso tenore di quello sull'Euro. Se ci teniamo le scorie verremo invasi dalle cavallette a tre teste!

      E' mia opinione che le problematiche vere sul nucleare non siano tanto le scorie, ma gestire l'impianto stando sicuri che tutto fili liscio (non si può paragonare Chernobyl o Fukushima al Vajont). Per fare questo forse basterebbe fare le cose secondo le leggi del buon senso e della tecnica invece di quelle del profitto immediato.

      C'è un ingegnere o fisico nucleare qui che può dire la sua? Qualè il livello di radioattività di quei fagioli? Chi ci ha guadagnato con il referendum?

      Io ho una centrale dell'API a 8km da casa, la sostituirei volentieri con una centrale nucleare se l'Italia non fosse stata sudamericanizzata dal liberismo e se un governo democratico mi assicurasse che tutto è stato progettato per andare al meglio.

      Elimina
    2. Bravo ci ha pensato ma non me ne frega più nulla; mica penserà che mi metta a discutere di queste cose con lei di nuovo, dopo che l' ho fatto per anni con altri. Pensa che mi rimetta a parlare dei danni da fonte petrolifera, idrica, mortalità e morbilità per tipo di fonte etc. n° di morti per tipo di fonte. E' cosa inutile e l' occasione è stata sprecata già, punto e basta!

      Elimina
    3. Un bilancio di settant'anni di energia nucleare civile e militare bisogna pur farlo.
      E a maggior ragione nel Bel Paese, altrimenti detto, per estensione dell' aforisma, "sfasciume pendulo sul mare " da un acuto scrittore del secolo scorso, Gesualdo Bufalino.
      Io penso soltanto al fatto che in Italia non riusciamo ancora a gestire appropriatamente i cosidetti rifiuti domestici ed industriali. per tacere degli acquedotti.
      M'immagino che cosa sarebbe successo se avessimo avuto da gestire anche solo una decina di siti nucleari.
      In un paese la cui ggggente* ha una cultura civile, scientifica e tecnologica appena sufficiente a ricordarsi che il plutonio è uno degli elementi chimici naturali, ma altamente tossico e radioattivo.
      Qualcuno sa che cosa é la sezione d'urto?
      (domanda volutamente provocatoria).
      * ggggente in senso simpatetico e non dispregiativo.

      Marco Sclarandis

      Elimina
    4. Volo molto basso: nemmeno un mese fa dicevamo che l'Italia ha un rischio sismico altissimo, che non ha riscontro nei paesi europei "avanzati" (e azzardo negli USA, ad eccezione della celebre faglia di Sant'Antonio). Ecco, Nucleare + Terremoti non è che mi faccia proprio impazzire...come dite? Ma il Giappone? Le migliori tecniche anti-sismiche del pianeta? Si, infatti: Fukushima. Non omnes possumus omnia, o meglio: il prezzo da pagare per lo stesso prodotto non è uguale per tutti. Conta molto dove stai.

      Elimina
    5. Meno male che c'erano le 7 Sorelle a vegliare sul nostro futuro con il 2° Vincolo esterno.
      Vincolo + vincolo, o vincolo contro vincolo, cosa potevamo volere di più? Il massimo!

      Elimina
    6. Viva l'auto razzismo, secondo te quindi noi non saremmo stati ingrado, di gestire una decina di siti atomici, e perché? Perchè siamo italiani.
      Il rischio sismico c'è ma è gestibile, anche considerando l'esempio del giappone, il rischio sismico in italia è leggermente inferiore, e all'epoca come ora esistono, tecniche costruttive ingrado di ridurlo quasi a zero.
      È quasi ridicolo oggi, pensare a come attraverso: ambientalismo e autorazzismo,siano riusciti a imporici la quasi totale dipendenza energetica.

      Elimina
    7. @vasarite tutto molto bello, però non può essere che se si prova a dire "guardate che c'è un leggero rischio sismico" scatta l'accusa di antirazzismo, o no? Tra l'altro, dire "guardate che c'è un leggero rischio sismico" non inficia nulla della tesi per la quale gli Usa ci hanno forzosamente arrestato la sviluppo (che sposo in pieno) né suppone che gli italiani siano inferiori agli altri...ma capisco che se il piddino sa di sapere, il "patriota col distintivo" sa che chi non la pensa come lui è autorazzista. Alla fine la continuità tra le due figure è la logica dell'appartenenza. Grande democrazia (intesa come riconoscimento e mediazione di punti di vista e interessi differenti) ci aspettano, dentro e fuori dall'Europa.

      Elimina
    8. @marco - Il plutonio si fabbrica nelle centrali nucleari. In natura NON esiste perché decade 'molto velocemente'.

      Elimina
    9. @Saint Simon, strano nick ti sei scelto considerando l'opinione che esprimi. Non sto dicendo sia scorretta, ma semplicemente che sia in netto contrasto con l'ideologia del personaggio da cui prendi il nome. Ovviamente l'accusa di autorazzismo era rivolta a Marco e al suo delirante messaggio sull'incapacita` antropologica degli italiani nel gestire impianti o processi complessi. Cosa che ovviamente, come la maggiorparte dei deliri razzisti contro qualsivoglia gruppo etnico o nazionale, non trova riscontro alcuno nei dati.
      La tua osservazione e` certamente piu` pertinente e va apllicata in realta` ad ogni tipo di impianto (dighe per esempio), certo impone maggior cura nel progetto di qualsivoglia edificio, e maggior cura nella scelta dei siti, imponendo ovviamente una riduzione del potenziale numero.
      Comunque il fatto che l'Italia complessivamente sia a rischio sismico, non significa che sia uniformemente soggetta allo stesso rischio https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/7c/Classificazione_sismica_Italia_2014.pdf/page1-1754px-Classificazione_sismica_Italia_2014.pdf.jpg
      Aree anche vaste ce ne sarebbero che permetterebbero di evitare totalmente il problema del rischio sismico.

      Elimina
    10. @Barrank Obama, ergo vasarite dazss (?), l'ultima osservazione è già più pertinente.
      Riguardo al mio nick, l'ho scelto in preda alla pigrizia per assonanza col mio nome; del personaggio storico superficialmente apprezzo le idee socialiste ante-litteram, per il resto è il peggio che la pattumiera della storia contemporanea abbia prodotto tra positivismo, meritocrazia e liberismo classico. Sarebbe stato fiero sostenitore di Monti, I s'pose. D'altronde ognuno è figlio del suo tempo e nel nostro mi sembra eccessivo pretendere coerenza coi nick che ci portiamo se il fine del nick è l'anonimato, ergo nascondere sè stessi.
      Detto questo, tra tutti quelli che ho letto, il commento che più si avvicina a rispecchiare il mio pensiero dal punto di vista di sistemi energetici è quello di marco 26 settembre 2016 16:26 (Marco Sclarandis) e dal punto di vista di opportunità di adozione del nucleare quello del padrone di case, Alberto Bagnai 26 settembre 2016 07:51.
      Il nucleare non è la panacea di tutti i mali energetici, pone molti rischi ambientali e altrettanti dubbi di sostenibilità economica, dato i costi di smaltimento delle centrali. Non risolve la dipendenza energetica, dato che uranio e plutonio vanno comprati all'estero e non dal terzo mondo ma da Canada e Australia (vado a memoria, dati non aggiornati). E l'assenza di nucleare non ci ha impedito di diventare una potenza economica.
      L'unica sua utilità riconosciuta non è in campo civile, ma in campo militare, a mio modesto modo di vedere, come deterrente politico alla colonizzazione da parte di una potenza che non guarda in faccia a nessuno e forza di hard persuasion - ma anche qui: la Francia ha la force de frappè ma sta facendo la nostra stessa fine, con qualche grado di libertà in più. S'apra il dibattito fantapolitico.

      Elimina
    11. Anche il mio lo scelsi per assonanza.
      Concordo con la tua supposizione su una certaa sovrapposizione tra il positivismo e l'attuale elegio della tecnocrazia.
      Sposo interamente quanto scrivi, e infatti lo scrissi anch'io in altro messaggio, riguardo la relativa importanza dell'autosufficienza energetica, o di quella alimentare, visto che l'assenza di entrambe non ci ha precluso strade.
      Quindi non si tratta di valori assoluti e irrinunciabili, ma semplicemente di scelte di investimento con costi, rischi e ricavi.
      Dato che citi il rischio ambientale, val la pena di sottolineare che un rischio e` di solito preferibile ad una certezza, ad esempio dell'impatto sicuro che hanno i combustibili fossili.
      Il Plutonio si produce artificialmente a partire dall'Uranio.
      L'Uranio si importerebbe ragionevolmente dal Niger, che e` ben piu` vicino dell'Australia. Comunque il poco Uranio presente nei giacimenti Italiani basta per alimentare un reattore per 60 anni, o n reattori per 60/n anni.
      In ogni caso il costo di importazione sarebbe quasi irrilevante (si parlerebbe di singole tonnellate all'anno) rispetto ai ben piu` elevati costi di gestione e di ammortamento dell'investimento iniziale.
      Secondo me si sarebbe trattato di un buon investimento, ma posso ben capire che altri hanno valutato diversamente.
      Ad ogni modo, la scelta `e stata fatta e pazienza.

      Elimina
    12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
  10. Una delle ipotesi avanzate in questi libri sembra confortata dal fatto che gli attacchi a Felice Ippolito partirono da Saragat, che (su ispirazione degli S.U. [1]) era stato artefice della scissione del PSDI dal PSI.

    [1]

    Cf. il libro, documentatissimo, di Giuseppe Casarrubea
    Storia segreta della Sicilia.

    Frank Gigliotti ebbe un ruolo di primo piano nella scissione del PSDI dal PSI. Vedi, ancora, il libro di Casarrubea (op.cit.)


    RispondiElimina
  11. visto che si parla di energia nucleare
    pensiero espresso da ex france directeur general a son ami
    "i nostri costi dell'energia sono sempre stati fatti al netto dei costi di smantellamento e con le sovvenzioni militari , il giorno che ci scontreremo con la realtà non si sa come faremo " sembra un po la storia di mi cuggino ma le centrali italiane tolte le barre di combustibile sono li a farsi mantenere , forse sul nucleare in Italia sarebbe meglio stendere 2 o anche 3 veli pietosi , la ricerca pura è una cosa ma meglio lasciare stare le centrali , veli tanti veli pietosi e impietosi . Poi ora di energia non ne serve , ancora 3 o 4 o 5 anni così e di energia elettrica alle industrie non servirà più , hanno scoperto una forma di energia collegata all'€ estrememente ecologica che porta i consumi a 0

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sottovaluterei i costi di smantellamento completo di una centrale nucleare. Ho seri dubbi che nelle bollette energetiche francesi, tedesche o inglesi ci siano dentro anche i costi di smantellamento.
      Esperti tedeschi hanno calcolato che il costo di smantellimento di 1 unica centrale nucleare puo costare fino a 30 mrd. di €. Lo smantellimento di una centrale nucleare è altamente complesso a parte che sarà molto difficile trovare operai che sono disposti a lavorare in un ambiente altamente radioattivo. La durata di vita di una centrale nucleare è di 50/60 anni, dopo di che saranno cazzi sia per la Francia sia per UK un po meno per la Germania, lo scontro con la realtà (smantellamento) con i suoi costi sarà inevitabile.

      Un paese con un alta densità di centrali nucleari è ad altissimo rischio in caso bellico. In caso bellico si dovranno spegnere tutte le centrali nucleari che provocerà a sua volta un flash crash del economia reale. Ma anche una centrale nucleare spenta è tutt'altro che sicura in caso dovesse saltare in aria il nocciolo. La distruzione di un nocciolo di una centrale nucleare a una potenza distruttiva 1000x più alta di una bomba atomica.

      L'Italia è piena di montagne (Norditalia, Appennino). È il Suditalia è una zona molto solare. L'Italia avrebbe tutti i requisiti per spingere verso l'energia idrica è solare. Invece cosa succede, ci si concentrenta sulla stronzata eolica, proprio nel Suditalia È piena di parchi eolici. Le imprese di pale eoliche tedesche ringriaziano.

      Trovo giusta la decisione di spegnere le centrali nucleari italiane, non per motivi che gli italiani non siano capaci di gestire una centrale nucleare. Solamente che poi non si è fatto assolutamente nulla per cercare soluzioni alternative che in Italia ci sarebbero state è ci sono tutt'ora.

      Elimina
    2. Certo che costruire 4 centrali nucleari per poi smantellarle 20/25 anni dopo è un idiozia incredibile. Almeno qui sono in buona compania con gli austriaci. L'unica centrale nucleare austriaca entrò in servizio nel 78 è fu smantellata 8 anni dopo. :-)) Le altre due gia progettate non furono mai costruite.

      Elimina
  12. Attenzione che l'autorazzismo porta all'autocompatimento e l'autocompatimento porta ad accettare tutto senza ribellione che è quello che il sistema predilige .
    ritornando all'energia e alle centrali ,
    se costruisco una centrale ma non faccio le difese fluviali prima di iniziare i lavori , nel momento che ho quasi ultimato gli impianti arriva la solita bomba d'acqua e fango che mi costringe a rismontare tutto , centinaia di km di cavi buttati fango ovunque ecc . e il tutto viene giustificato 'che vuoi , siamo italiani si sa che le cose vanno così ' bene questo è l'autorazzismo che sfocia nell'autocompatimento , annulla la razionalità e i doverosi calci in culo da dispensare in tempi e modi previsti .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sentir parlare di autorazzismo ci s' incazza ed è giusto. Però qualche motivo di sfiducia in noi stessi almeno lo abbiamo avuto. Ricordate la ministra Prestigiacomo subito dopo il disastro di Fukushima ?
      " I fatti successi non mettono in discussione il piano nucleare italiano ".
      Beh, quando penso a tanta intelligenza politica, da un ministro della Repubblica, un pò di autorazzismo mi prende, lo confesso.

      Elimina
    2. A Fukushima non fu il terremoto, ma il maremoto che spense il generatore diesel( sic!) di emergenza,posto a piano terra se ricordo bene, che doveva raffreddare il nocciolo.
      A Trino Vercellese le due spaventose alluvioni degli anni 90 non produssero alcun danno.

      Elimina
    3. Io non volevo parlare più, lo giuro. Ma se le pompe per l'alimentazione dell'acqua non le metti a livello di sicurezza e se non prevedi un raffreddamento passivo di emergenza, e il nocciolo non è più moderato, o se tiri fuori le barre di grafite, e bypassi tutte le sicurezze, può succedere che quando ti rendi conto che non controlli più, non riesci più a reinserirle.

      Elimina
  13. Edizioni di Ar di Padova? Questo nome non mi è nuovo...

    RispondiElimina
  14. Edizioni di Ar

    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Edizioni_di_Ar

    Franco Freda

    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Franco_Freda

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Pietrino, te l'ho detto che non tutto mi convinceva...

      Elimina
    2. Nun c'è gnente da fa, non ci arriva da solo. Ogni sforzo con lui, è inutile spreco di energie!

      Elimina
    3. Quindi? Il contenuto del libro è inaffidabile a priori? Esso è prefato da Bettino Craxi: un pericoloso terrorista e/o neonazista? Signor Yanez, la sua logica perversa eccede i limiti della mia intelligenza: complimenti.

      Elimina
    4. Concordo con Martinet. Del resto abbiamo imparato che la logica di appartenenza non è razionale ma appartiene al pensiero magico, fatto di quelli che
      L. S. Vygotskij
      ha chiamato complessi e pseudoconcetti. Ad esempio, ciò che viene pubblicato sul Manifesto non è ipso facto affidabile, anzi...

      Elimina
    5. Nel catalogo delle edizioni AR di Padova c'è anche il testo sovversivo "Della guerra d'insurrezione conveniente all'Italia", del terrorista condannato a morte in contumacia Giuseppe Mazzini.

      Elimina
  15. Persino Zingales oggi su repubblica dice che dovremmo uscire dall'euro

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Già, le conversioni continuano... forse il giorno in cui l'Euro salterà per aria (perchè dubito che con i tedeschi si possa arrivare a ragionare a tavolino su come uscire da questo meccanismo infernale), anche i nostri politici lo ammetteranno.
      Comunque, non credo dovremmo aspettare molto: quando questa mezza (ho detto finta?) ripresa dell'economia mondiale (che in Italia non si è vista nemmeno con il binocolo) si tramuterà in un nuovo ciclo recessivo (se non in una vera e propria depressione) il banco salterà.

      Elimina
    2. I piddini italiani sperono che se i loro compagni piddini tedeschi "SE" dovessero andare al potere diano luce verde ad un unione fischale con trasferimenti dalla Germania verso il Sudeuropa è pipapo. Mi domando come si possa essere talmente stupidi o naiv a credere ad una cosa del genere. Naturalmente questo non succederà mai, semplicemente perchè i compagni piddini tedeschi non si distungono molto dai loro compagni italiani, anche loro sono attaccati al potere ed alla poltrona è sopratutto al loro portafogli.

      Qualsiasi partito in Germania, rosso o nero o quel che sia che introduce un trasferimento dalla Germania verso il Sudeuropa, sottoscriverà la sua condanna a morte. Verrà spazzato via in pochissimo tempo è finirà al zerovirgola. Anche i piddini tedeschi devono magnare, perciò questa speranza dei piddini italiani è illusoria è stupida.

      AfD se si dovessero introdurre trasferimenti fiscali dalla Germania verso il resto d'europa diventerà il 1° partito in Germania. AfD è l'incubo del PUDE europeo, naturalmente Italia in primis.

      L'introduzione di un trasferimento fiscale dalla Germania verso il resto d'europa non risolverà nulla è peggiorerà la situazione già disastrosa. Apparte che è pura illusione solamente pensare che in Germania ci sarà qualcuno che approva una legge del genere, questo ecquivale a credere a santa claus o alla befana.

      Elimina
    3. Se anche gli Alamanni decidessero di effettuare "trasferimenti fiscali" verso sud, finché l'€Urobaracca rimarrà in piedi non servirebbero a nulla.
      Ma state tranquilli, si tratta di un semplice pour parler.
      Conosco troppo bene la mia gente, non lo faranno MAI, fidatevi.

      Elimina
  16. Scendendo un po' più in basso -ma non di molto!- mi sembra giusto rilevare come anche le ultime riforme sulla scuola vadano in questo senso.
    Non ultimo, il progetto in atto di eliminare per legge le bocciature alle medie e di ridurle alle superiori.
    Quando sarà approvata questa legge (forse a gennaio) sarà il disastro. Tempo 3 o 4 anni, e in Italia saranno tutti analfabeti.
    Paese distrutto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io accendo i ceri. Magari qualcuno mi fa la grazia di vederli finire mali prima degli studenti italiani.

      Elimina
    2. Intanto si è cominciato, proprio con gli esami dell'anno scolastico scorso - questione di pochi mesi - col declassare una già vituperata materia, niente meno quel mostro del Latino.

      E come?
      Inviando come commissari alle superiori colleghi di scuole che non hanno la materia nel loro curriculum - che poi qualche collega avesse l'abilitazione è totalmente casuale, perché ne sono stati inviati anche di quelli senza abilitazione - e tutti, ripeto, insegnanti non della materia.

      In compenso (sic) altri, insegnanti di latino, sono stati inviati per gli esami in scuole il cui curriculum non lo contempla.
      Al di là del fatto che la sottoscritta ci si è trovata bene, per ambiente umano e perché non ha dovuto far quadrare per due materie il medesimo tempo (di queli che possono limitarsi a una materia, 10-15 miniti al massimo, comunque sufficienti a sentire come gli studenti si esprimono, se capiscono un testo e qualche suo risvolto, se hanno nozioni di "storia" letteraria - autori e correnti tra loro vicini o lontani e la successione cronologica nonché i caratteri fondamentali) e ha apprezzato il cambiamento, dopo tre volte in sette anni nel medesimo istituto e una volta nel proprio. fatte salve tali individuali considerazioni, ecco che non può non pensare al tentativo in atto da tempo di smantellare la cultura classica sotto forma di smantellamento della storia - discorso che su questo blog è stato fatto parecchie volte - tramite la messa in ombra, ora, la probabile uccisione, poi, di una lingua-letteratura che appartiene alla nostra storia e alla storia e che ha prodotto molto.
      Non mi esprimo, dunque, in termini di "cultura classica", che lacune ne ha, nella media degli studenti di scuole col latino (e altre col latino e col greco), ma proprio di storia e di "quella" storia di cui la letteratura, non solo d'invenzione, ha parte.

      Lingua morta?
      Be'?
      Considerarla, oltre che per se stessa, anche il "protoitaliano" (cito a memoria Edoardo Sanguineti, ma non saprei dove rintracciare la parola); azzerare le radici della "lingua in cui viviamo"(cito me perché non lo fa, a ragione, nessuno), eliminare la storia non solo come materia (e qui arrivo a ricordare Luciano Canfora con "Gli antichi ci riguardano", il Mulino, Bologna, 2015 €10 e "Il presente come storia. Perché il passato ci chiarisce le idee", BUR saggi, Milano, 2015 (2014), medesimo prezzo): tutto ciò è un moto strisciante e sicuro di sé, cioè di chi lo produce.

      E intanto lo so che detto qui lascia il tempo che trova, oppure lo peggiora, e anche quando ne discuterò di persona nel luogo più adatto.
      Apparentemente fila tutto, ma sto vivendo un momento di scarsa energia: temo, dunque, che "parlarne" finirà lì.

      Elimina
  17. Il Sottopancia accenna una reazione e su Repubblica parla Zingales. È una finta di corpo o c'è di più?

    RispondiElimina
  18. http://www.istitutoperlaricostruzioneindustriale.it/ cerchiamo di farla continuare, quella storia... Comunque grazie per questo importante contributo che diffonderò.

    RispondiElimina
  19. Risposte
    1. MMazza aho, se l' ha capito pure Furbini, che attraverso il surplus i tedeschi:

      "Preferiscono la liquidità, dunque il risparmio inerte continua ad accumularsi."

      allora la cosa è proprio evidente!

      Dal resto dell' articolo, davvero un condensato di comicità, traspare un analista sull' orlo di una crisi di identità.



      Elimina
  20. Prima di parlare di autorazzismo ci penserei due volte. Questo processo è lungo e di fendenti ne abbiamo ricevuto a bizzeffe (tettorismo e massoneria perdente). Alla fine 4 che svendono li trovi sempre

    RispondiElimina
  21. OT: "Sei Lezioni di Economia" di Sergio Cesaratto e' disponibile anche in iBook.
    Grazie Prof per avercelo segnalato e consigliato.

    PS: per la miseria quanto sono ignorante e quanto ci hanno marciato. grazie prof Bagnai, grazie di cuore

    RispondiElimina
  22. Solo approfondendo questi temi è possibile dare una spiegazione razionale al declino italiano e su quest'ultimo tema è scontato che gli esecutori ce lo raccontino a modo loro ma quelli intellettuali di sinistra "che il problema è il liberismo e non l'euro" oppure "il problema sono i capitalisti piccoli e cialtroni italiani" hanno una responsabilità maggiore perché con questa posizione stanno evitando uno scossone che consente,sul piano politico,di fare qualcosa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo scossone non lo daranno mai perchè per darlo dovrebbero rivoluzionare il proprio pantheon. Dovrebbero relegare in soffitta (o in cantina) Berlinguer e la sua ipocrita questione morale, tanto troppo simile ai peana antigiolittiani di Salvemini che per li rami giungono a Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, e recuperare Togliatti, cinico quanto si vuole, ma lucido politico ed l'unico statista non autorazzista ed antiitaliano che la sinistra comunista è riuscita ad esprimere.

      Elimina
    2. ...a parte quell'uscita sul "popolo di mandolinisti" che però mi dicono dalla regia dobbiamo perdonargli perché ce l'aveva su con Mussolini...

      Elimina
    3. Certo. Ma vorrei riportare un piccolo stralcio di un suo discorso famoso che si accorda mirabilmente con quanto al DLF le insegnò Lello..."Effettivamente c’è stata una confluenza di due grandi correnti: da parte nostra un solidarismo — scusate il termine barbaro — umano e sociale; dall’altra parte un solidarismo di ispirazione ideologica e di origine diversa, il quale però arrivava, nella impostazione e soluzione concreta di differenti aspetti del problema costituzionale, a risultati analoghi a quelli a cui arrivavamo noi. Questo è il caso dell’affermazione dei diritti del lavoro, dei cosiddetti diritti sociali; è il caso della nuova concezione del mondo economico, non individualistica né atomistica, ma fondata sul principio della solidarietà e del prevalere delle forze del lavoro; è il caso della nuova concezione e dei limiti del diritto di proprietà. Né poteva fare ostacolo a questo confluire di due correnti, le quali partono da punti ideologicamente non eguali, la concezione, pure affermata dall’onorevole La Pira, della dignità della persona umana come fondamento dei diritti dell’uomo e del cittadino. Perché questa concezione avrebbe dovuto fare ostacolo? Al contrario, vi era qui un altro punto di confluenza della nostra corrente, socialista e comunista, colla corrente solidaristica cristiana. Non dimenticate infatti che socialismo e comunismo tendono a una piena valutazione della persona umana: a quella piena valutazione della persona umana, che noi riteniamo non possa essere realizzata, se non quando saranno spezzati i vincoli della servitù economica, che oggi ancora opprimono e comprimono la grande maggioranza degli uomini, i lavoratori".

      Elimina
  23. Nei libri di storia, fra cinquanta anni, si scriverà che l'Italia non era riuscita a tenersi al passo dei paesi più evoluti perché non aveva investito abbastanza nella ricerca e perché, a causa delle ingerenze politiche, non era abbastanza produttiva. Nulla sarà detto delle ingerenze mafiose delle multinazionali, degli USA, UK e Francia...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. della prima repubblica si poteva dire peste e corna ma almeno i vari Andreotti e Craxi avevano un'autorità e hanno spesso difeso l'Italia dalle ingerenze esterne ma adesso c'è il deserto

      Elimina
  24. Solo un'osservazione: dato che le fabbriche sono chiuse, non c'è bisogno di creare energia termica con un simpatico flame sul nucleare. Mi limito a un'osservazione di principio: cosa sia economico o meno lo decidono gli uomini con le loro scelte politiche. Quella di non usare una importantissima (e piuttosto visibile) centrale a fusione è una scelta politica. Andare lì a prendere il plutonio per governare il mondo sarebbe in effetti antieconomico. Per me i termini della questione sono questi. La termodinamica imporrà le sue leggi, nel lungo periodo. Per ora, nel breve periodo, ricordo solo che la dipendenza energetica non ci ha impedito di essere fra le prime cinque economie al mondo, e che nei prossimi tre o quattro anni è previsto un eccesso di offerta di combustibili fossili (per dire). Ne riparliamo quando il petrolio tornerà a 100 dollari al barile. L'argomento "italiettanoncompetitivaperchéenergiacostatroppo" è una stronzata gianniniana. Appartiene cioè alla mitopoiesi di quei liberisti di questa coppola di fava per i quali il sistema dei prezzi non svolge un'efficiente funzione di signalling. Non sto dicendo che il sistema dei prezzi questa funzione la svolga. Sto dicendo che per gli schizofrenici un volta c'era il manicomio. Poi è arrivato Basaglia e mi dicono che abbiamo fatto dei progressi. Io non sono uno psichiatra ma nel dibattito non li vedo.

    Pax et bonum (e se avete delle scorie da smaltire, per favore non ai Parioli, grazie).

    RispondiElimina
  25. Il tema del costo dell'energia in Italia viene sbandierato ad arte dai soliti incompetenti. Rispetto agli altri paesi europei l'energia (elettrica e gas) costa di più soprattutto per motivi regolatori (oltre il 50% del costo finale è dovuto ad oneri vari) e per come è stata gestita la liberalizzazione del settore a partire dal 1999 (decreto "Carta Straccia" Bersani). Oltretutto, negli ultimi tre anni, i prezzi di energia elettrica e gas sono scarsamente correlati con quello del petrolio. Forse pochi sanno che le tariffe del gas del mercato cosiddetto "vincolato" (cioè le famiglie che non hanno mai cambiato fornitore) fanno riferimento non al petrolio ma al mercato del gas all'ingrosso olandese (che si chiama TTF). Sulle ragioni di questa simpatica scelta dell'Autorità per l'Energia ci sarebbero diversi libri da scrivere, che scriverei se avessi tempo. Così come su TUTTI gli ultimi 30 anni di gestione del settore energetico italiano, nucleare compreso, ci sarebbe da scrivere una intera biblioteca.
    Ma lasciamo perdere...
    (Twitter @stat_wald)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando si parla tra tecnici, si parla del costo puro del Kwh elettrico, ovvero il costo che viene consideratio nel diagramma di inserimento ore di lavoro costo energia.

      Elimina
    2. Certo, ma è anche su questo che i disinformatori giocano. In ogni caso, sull'evoluzione del costo del Kwh in Italia sarebbe bello prima o poi fare un punto.

      Elimina
    3. Su questo ti do ragione, assolutamente è così. Ma vai a spiegare ai solaristi che su 24 ore il solare è a poco più di 4 e l'eolico a poco più di 5, e siamo ancora tra i primi come rinnovabili pet l'idrico!

      Elimina
    4. Quant'è vero, sant'Idroelettrico. Una tecnologia sulla quale l'Italia era all'avanguardia, e in parte lo è ancora. Gli incentivi al solare hanno rappresentato una delle peggiori politiche di incentivazione della storia (in Cina ancora ringraziano...).

      Elimina
    5. Sulla Terra esistono solo due fonti d'energia realmente rinnovabile.
      Una è l'energia da fusione termonucleare dell'idrogeno solare, e l'altra è quella gravitazionale del movimento lunare e in minima parte solare che sposta le masse oceaniche terrestri.Il resto del rinnovabile deriva da queste due fonti.
      Volendo possiamo anche considerare le fonti fossili come fonti rinnovabili.
      Basta aspettare alcune centinaia di milioni di anni per vederle rinnovarsi.O quelle da elementi fissili come talmente abbondanti da ritenersi tali. Ma i fatti, non le opinioni smentiscono tale condiderazione.
      Poi, in rete circolano le fantasiae del petrolio e del metano abiotico.E tante altre strampalataggini.E-cat, Keshe energy e via fantasticando.
      In ogni caso, quella dell'energia, che é una questione planetaria, e non piccinamente nazionale, è una questione fondamentale ma alla pari di altre, come la popolazione globale in aumento, seppure con derivata prima in diminuzione. E altre risorse quali le terre coltivabili ed il pescato oceanico, limitando di molto la lista delle emergenze.
      Ma evidentemente,si preferisce illudersi che qualche futura tecnologia salverà capre e cavoli
      e a prezzo di saldo.
      Per restare nel cortile nazionale, l'aia
      pro-capite per i capponi pronti per essere serviti a tavola (renziani, é proprio il caso di dirl, é di soli cinquemila metri quadrati.Ma non di terra fertile, abitabile e vivibile,e aggiungerei asismica).
      Ai posteri le conseguenti deduzioni.

      Marco Sclarandis

      Elimina
    6. @marco
      caro giovanotto, la fusione è roba a portata di mano.
      Tu sai benissimo che le rinnovabili non idro, a livello mondiale, e globalmente, ovvero elettrico e altro,danno un contributo dell' 1% in termini di energia consumata, inclusa la legna da ardere.
      In italia, a fine 2014, il solare FOTOVOLTAICO forniva 22.300 GWh con 18.600 MW installati (TERNA), ovvero circa 1200 ore annue e 3,28 ore giorno medie.
      Figurati se io non prefererirei una fonte come la fusione nucleare calda che sarebbe universale e renderebbe tutti i paesi liberi dai ricatti, senza contare le scorie praticamente azzerate. Ma io ho sempre sognato un progetto Manhattan planetario per arrivarci in modo più rapido, ma siamo ancora troppo lontani, se non ricordo male, qualche anno fa su le Scienze si parlava di 3 sec di accensione del plasma.

      Elimina
    7. Alberto 49, grazie per l'epiteto "Giovanotto", ma io sento soffiare già il gelido spiffero della maledetta vecchiaia. Può anche essere che in vent'anni la fusione nucleare diventi una fonte energetica ordinaria.Io non credo ai complotti per rallentarla, boycottarla o metterla in funzione, ma solo al momento opportuno.
      Chi ci sarà vedrà.
      In ogni caso, le centrali a fisione nucleare non sarebbero proprio delle macchine facile da costruire, e mantenere in funzione.
      E sarebbero come l'irricazione per l'agricoltura.
      Occorre il resto, e direi che bisognerebbe riflettere sull'umana fissazione per la guerra.
      Che dovrebbe diventare il tabù dei tabù*
      Dovremo ridurre e di molto tutte le attività umane, credo, lo stiamo già facendo, nostro malgrado.
      Ma i nove decimi di queste sono comunque insulse , dannose, inutili e talvolta le tre cose esponenziate insieme.
      *Da leggere "Un terribile amore per la guerra* del compianto James Hillman.
      Un saluto,
      Marco Sclarandis.

      Elimina
  26. "Amoroso e Perrone si mettono sulle tracce dei liquidatori dell'interesse nazionale, senza nostalgie per il passato ma mossi da un bisogno di verità e chiarezza sulle ragioni del declino italiano." E' importante capire chi ha venduto il nostro futuro per avere un suo personalissimo tornaconto.
    Direi un altro libro da leggere e da regalare.

    RispondiElimina
  27. il caso Olivetti è stato disastroso , la Olivetti faceva una concorrenza all'IBM e aveva costruito il primo personal computer al mondo quando steve jobs ciucciava il latte della mamma , per questo la parte elettronica della Olivetti fu acquisita da IBM per poche lire dopo la morte di Adriano , ho sempre pensato che le acquisizione non abbiano il fine di acquistare un marchio ma di liberarsi della concorrenza prendendo tutto il know-how frutto di decenni di ricerca , del resto gli Stati uniti hanno saputo farsi sempre molto bene gli affari loro anche ricorrendo a metodi poco ortodossi

    RispondiElimina
  28. Due ritagli di giornale

    Dan Briody, Il triangolo di ferro,
    traduzione di Bruna Tortorella,
    Fusi Orari, pp. 213, Euro 12
    http://caffeeuropa.it/cultura/266triangolo.html

    Un libro non facile da trovare, pubblicato con Internazionale, settimanale molto letto e amato dai piddini (e capite anche il perchè leggendo poi l'ultima riga di questi ritagli)

    http://archivio.internazionale.it/fiocco-rosa
    Dodici anni fa, quando questo giornale era solo un’idea, andammo dal professor Eco a chiedere consigli sul nome. Lui propose Fusi orari. Per una serie di ragioni alla fine scegliemmo Internazionale. Ma quel nome ci piaceva, e l’abbiamo tirato fuori dal cassetto quando abbiamo deciso di dar vita a una casa editrice. Fusi orari pubblica oggi il suo primo libro, Il triangolo di ferro. È un’inchiesta sul gruppo Carlyle, quello in cui convivono i Bush e i bin Laden, firmata da un bravo giornalista investigativo, Dan Briody. È un libro di grande attualità, alla vigilia delle elezioni americane e in piena guerra irachena. La nostra casa editrice è diretta da Alberto Notarbartolo, colonna del giornale e per dieci anni responsabile delle pagine culturali. I prossimi titoli usciranno in primavera. Pubblicheremo saggi e inchieste, ma anche romanzi, fumetti, reportage fotografici. Nel bene e nel male, il mondo di oggi non smette di meravigliarci. E vorremmo che i nostri libri ve lo raccontassero.

    sempre lo stesso libro
    http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=2659

    http://www.lafeltrinelli.it/libri/dan-briody/triangolo-ferro/9788889674055
    La Carlyle è una delle più grandi società di investimenti del mondo. Gestisce gli affari, tra gli altri, dell'ex presidente degli Stati Uniti Gorge Bush senior, dell'ex premier britannico John Major e di un fratello di Osama bin Laden. E secondi molti la sua posizione centrale nel triangolo di industria, governo e forze armate statunitensi è un pericolo per la democrazia. Il libro-inchiesta di Dan Briody ha portato alla luce i dettagli più segreti e inquietanti dei quasi trent'anni di attività della Carlyle.

    http://www.carlyle.com/about-carlyle/team/marco-de-benedetti

    RispondiElimina
  29. Volendo generalizzare (con tutte le limitazioni che ciò implica - ma anche le possibilità, derivanti dal conseguire uno sguardo d'insieme sul problema invece di limitarsi ad analizzarne singoli aspetti disgiunti l'uno dall'altro) si potrebbe concludere che, oggi come allora, è la mancanza di sovranità, politica allora, economica oggi (ma le due cose non sono forse le due facce della stessa medaglia?) ad aver condotto l'Italia alla rovina.

    RispondiElimina
  30. Un po' in ritardo ma, a volte, penso e ripenso alle cose... Olivetti era in ottimi rapporti con gli U.S.A., tramite l'OSS; ciò non toglie che potesse essere un problema, dal punto di vista della ricerca tecnologica. Di certo, l'Olivetti è stata una fucina di europeisti, uno per tutti: Gallino. La crisi dell'Olivetti è iniziata alla morte di Adriano, per problemi di liquidità; a quel punto, le banche hanno chiesto lo 'spezzatino', e da lì il noto declino. Di Adriano, comunque, vorrei ricordare che, in un momento di crisi dell'azienda, invece che licenziare operai, convocò i commerciali, chiedendo loro di darsi da fare per vendere di più...

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.